Bida 3 anni dopo

25/03/2021

Introduzione:

A breve saranno tre anni dall’inizio della sperimentazione di questo strumento. Abbiamo pensato che fosse un buon momento per tracciare un bilancio dell’esperienza, sperando possa aiutare la riflessione collettiva e farci crescere insieme.

Questo testo vuole essere un bilancio del percorso ad oggi, ed è scritto da chi attualmente fa parte del collettivo.

Da dove siamo partitə e perché l’abbiamo fatto

Abbiamo ritenuto importante provare ad immaginare un social network alternativo in quanto commercializzazione, gamificazione e sorveglianza permeano la vita dei milioni persone che usano questi strumenti violandola. Credevamo e crediamo che un uso consapevole di questo tipo di strumenti, tuttavia, possa essere utile per condividere informazioni e provare a discuterle insieme.

Gli attori principali in questo campo sono multinazionali che con le loro piattaforme hanno affinato meccanismi che, fondandosi sulla psicologia cognitiva, spingono l’utente a una sempre maggiore permanenza al loro interno. Parallelamente, si è prodotto un accentramento delle informazioni, creando una sorta di bolla che fornisce tutte le informazioni di cui l’utente “ha bisogno” quotidianamente. L’algoritmo “presume” ciò che ci piace dalle nostre interazioni, riproponendolo continuamente.

Ci piaceva l’idea di provare a sperimentare l’uso di una piattaforma decentralizzata, in cui tentare una gestione differente del mezzo: condivisa tra admin e comunità, tra persone con competenze tecniche e non tecniche.

Siamo partitə con l’idea che fosse molto preoccupante il fatto che diverse realtà di movimento continuassero ad usare esclusivamente dei social network commerciali per la loro comunicazione, esponendo le proprie militanti a una vera e propria schedatura di massa, mentre venivano abbandonati blog e siti.

Per questo motivo ci siamo anche messə a disposizione per aiutare nella creazione di nuove istanze, e nell’apertura di siti/blog in cui condividere racconti e progetti, perché crediamo nelle piattaforme autogestite.

I social network commerciali hanno pesantemente modificato il modo in cui ci relazioniamo, per questo abbiamo provato a sperimentare mastodon in termini di ri-appropriazione , con l’idea di utilizzare strumenti che siano sotto il nostro controllo e il cui funzionamento possiamo decidere collettivamente.

Come l’abbiamo fatto

Dopo aver vagliato alcune piattaforme per social network “alternativi”, abbiamo deciso di puntare su mastodon.

Una delle cose che ci interessava di più fare, e per cui mastodon ci sembrava una buona scelta, era la possibilità di condividere informazioni. Il nostro obiettivo era quello di far vivere mastodon principalmente come uno spazio di “rimbalzo” verso altri Blog/Siti/Forum e non come un contenitore di contenuti.

Le funzionalità che abbiamo ritenuto cruciali per intraprendere questa strada erano:

Decentralizzazione e federazione
Accesso alle informazioni/notizie in modo anonimo
Aggregatore di notizie
Controllo dei contenuti a carico dell’utente
Identità multiple

E soprattutto ci premeva che si creasse una “Comunità oltre lo strumento”, nella convinzione che qualunque altra soluzione unicamente tecnica non possa essere davvero la soluzione: soluzioni parziali situate si trovano e costruiscono a partire e all’interno delle realtà/gruppi/esperienze e dai legami e dalle interazioni tra le persone che ne fanno parte.

Cosa è successo davvero

Non abbiamo attecchito nel movimento come avremmo voluto. Dopo 3 anni vediamo ancora tante, troppe persone che si affidano esclusivamente a social network commerciali per portare avanti le loro rivendicazioni, e in generale il capitalismo della sorveglianza continua a imperare in contesti politici che fanno dell’anticapitalismo una delle loro bandiere.

Al tempo stesso, si è creata una comunità incredibile di persone che hanno trovato in mastodon uno strumento di dialogo, crescita, scambio. Abbiamo capito che lə utenti avevano molta voglia di approfondire i contenuti che venivano condivisi sull’istanza: all’inizio volevamo creare uno spazio di “rimbalzo”, ma alla fine uno degli aspetti che è emerso maggiormente è stata la volontà di discutere della comunità. A questo proposito, ci siamo chieste spesso se lo strumento fosse davvero adeguato (es: limite di caratteri, difficoltà nel seguire i thread, problemi con la funzione di ricerca).

Ci sono anche state diverse discussioni, sia nel collettivo di gestione che tra la comunità, su quanto mastodon potesse effettivamente andare oltre le dinamiche nocive dei social network: la gamificazione, l’autocelebrazione del sé, il fomentamento dei leoni da tastiera. Così come abbiamo discusso di quanto alcune dinamiche “negative” siano in realtà inerenti ai gruppi di essere umani, chiedendoci quanto siano evitabili oppure no.

Siamo partiti con l’idea di gestire un’istanza locale di piccole dimensioni, legata al territorio, fin da subito invece Bida si è trovata a gestire grandi numeri ed è stata animata da soggettività scriventi da ogni dove. Fin da subito, nonostante le sue premesse, Bida non è mai stata veramente soltanto ’locale’, una contraddizione con cui l’istanza dovrà relazionarsi.

Lo sforzo è sempre stato quello di sollecitare la nascita di altre istanze autogestite e rinforzare il concetto di federazione, e infatti dal confronto con le altre istanze autogestite del fediverso è nato autogestione.social, un progetto ancora tutto da costruire, ma che ha trovato nuovo slancio nelle recenti assemblee che hanno riacceso il dibattito e il discorso interistanza.

Come ogni progetto di media/lunga durata, nell’arco di questi tre anni nuove persone sono entrate nel collettivo, mentre altre se ne sono allontanate. Questo ricambio fisiologico ci ha portato a un picco di massima partecipazione di 7 persone per tornare adesso a 5, con una formazione in parte diversa rispetto alle facce che avete visto alla presentazione “ufficiale” che ci fu in occasione dell’Hackmeeting 0x15 a Genova.

Cosa è andato bene

Mastodon ha contribuito ad accorciare le distanze tra le persone, e si è rivelato essere un utile strumento di conoscenza e condivisione.

A partire da questo, mastodon ha fatto anche da catalizzatore per la creazione di ulteriori momenti di scambio. Sono stati organizzati incontri online e offline interamente autogestiti dalla comunità: dai gruppi di discussione tematici al campeggio.

Sono anche state intraprese importanti azioni politiche, come nel caso della campagna #isolatebyoblu, nata anche qui come un progetto interistanza completamente autogestito, o come Mastodon.Help, la miglior guida introduttiva a mastodon, nata sull’istanza dalla prossimità e dalla conoscenza di persone che hanno collaborato insieme per rendere il fediverso piu autonomo e consapevole.

Dopo Bida, altre istanze autogestite sono state aperte nel Fediverso, anche andando oltre lo strumento mastodon. Oggi contiamo almeno cinque istanze autogestite e non commerciali su fediverso in lingua italiana : mastodon.bida, mastodon.cisti, nebbia.fail, stereodon.social e sociale.network.

Parlare di Bida negli spazi e negli eventi autogestiti è stata anche un’occasione per portare avanti un discorso sull’uso critico delle tecnologie digitali in contesti diversi dai “soliti giri nerd”.

Le assemblee di istanza sono per noi state dei momenti importantissimi: si è sempre creato un clima di discussione aperto e costruttivo, e hanno arricchito notevolmente l’evolversi del progetto.

Cosa è andato male

Abbiamo affrontanto varie vicissitudini più o meno complicate, e ci rendiamo conto che nel gestirle abbiamo commesso anche degli errori, di cui ci assumiamo le responsabilità. Da marzo 2020 a oggi ci sono stati periodi di tensione che hanno impedito spesso un confronto costruttivo, sia all’interno del collettivo, che con la comunità.

Non potersi vedere e confrontare serenamente, sia in momenti formali che informali, non poter fare assemblee dal vivo a causa della pandemia, hanno senz’altro esasperato situazioni e criticità che in altri tempi sarebbero state affrontate in modi più efficaci per tutte e tutti.

In alcuni casi Mastodon non si è rivelato lo strumento più adatto alla discussione, ed è per questo che stiamo valutando la sperimentazione di un altro strumento complementare da affiancare a mastodon, piu adatto per discussioni e approfondimenti.

Abbiamo lanciato una riflessione sulle relazioni online di cui abbiamo avuto modo di parlare in una bellissima assemblea d’istanza (Febbraio 2020), ma poi per alcune conflittualità emerse all’interno del collettivo non abbiamo seguito e curato i processi e le riflessioni raccolte invece, e per fortuna, da molte persone e portati avanti nelle liste messe a disposizione: in qualche modo abbiamo respinto la partecipazione che era arrivata, attenta e calorosa. C’è stato un Bida Camp addirittura, esperienza che avremmo voluto sostenere e valorizzare di piu.

Da un lato, vedere la comunità che si auto-organizza e prende iniziativa senza di te è certamente un successo per un progetto autogestito. Dall’altro, ci rendiamo conto che nell’ultimo anno non siamo stati davvero in grado di favorire e relazionarci con la partecipazione. Pensiamo che la cura sia una dimensione importante che avremmo dovuto seguire di più: all’interno del collettivo e all’interno della comunità.

“Dinamiche da social”?

L’istanza è stata teatro di diversi episodi di “trollaggio”:

Alcune caratteristiche di Mastodon non sono molto diverse da quelle di twitter, in particolare quelle che rendono difficile riconoscere e arginare interazioni provocatorie, irritanti, col solo fine di disturbare e fomentare gli animi.

Questo è un argomento che vogliamo approfondire. Ci stiamo interrogando su cosa si intenda per “troll” e “trollaggio”: non abbiamo ancora delle risposte ma intanto ci tenevamo a citare questo punto nel report.

Abbiamo capito che tuttə abbiamo un piccolo troll dentro di noi, il problema è cosa succede quando il troll prende il sopravvento.

Come abbiamo imparato dal film “Troll Hunter”, i troll diventano di pietra di fronte alla luce: in che modo illuminare i troll nel momento del trollaggio, rendendoli consapevoli della situazione e quindi interrompendola? Ma anche: come riconocere un troll? E come relazionarsi col troll una volta riconosciuto?

Moderazione

Sapevamo non sarebbe stato semplice, ma gestire la moderazione è stato molto più complesso del previsto. Nel dover applicare la policy sono emerse una grande quantità di variazioni e interpretazioni non sempre facili da gestire. In alcuni casi si sono palesate delle differenze d’approccio tra i membri del collettivo che si sono rivelate paralizzanti. Questo ci ha portato a infiniti ritardi nella gestione dei rapporti di moderazione, solo in parte colmati nelle questioni più urgenti.

L’aver stimolato un dibattito sulle relazioni e la necessità di una comunità consapevole, che non deleghi alle e agli admin la policy, ha portato poi all’effetto-paradosso per cui parte della comunità ha lamentato una sorta di ‘moralizzazione dell’ambiente’. Si sono create fazioni tra lə utenti più attivi, è venuta meno la fiducia su diversi fronti, si sono scoperchiate contraddizioni in un momento già particolarmente teso per tutte e tutti, che hanno amplificato una cattiva comunicazione digitale.

Nella comunità sono emerse due necessità: da una parte quella di promuovere una comunicazione inclusiva, dall’altra quella di non creare un ambiente completamente sterilizzato dalla contraddizione e dal conflitto. Questa tensione non è stata risolta e probabilmente non sarà mai completamente risolvibile, ma dobbiamo impegnarci affinché si sviluppi in senso costruttivo e non distruttivo.

Su queste criticità legate alla moderazione ha influito negativamente anche l’impossibilità di avere assemblee d’istanza nell’ultimo anno, e la difficoltà di trovare metodi alternativi per discutere con la comunità.

Ci chiediamo anche: in che modo favorire il coinvolgimento della comunitá nel mantenere l’istanza un luogo accogliente, senza che le iniziative singole vengano percepite come “moralizzatrici”?

Privacy, anonimato e servizi autogestiti

Un altro nodo importante che abbiamo dovuto affrontare riguarda i limiti dell’autogestione in una comunitá online. Iniziamo con il dire che l’ultimo anno (speriamo) è stato anomalo: senza pandemia avremmo organizzato piú momenti pubblici di incontro, dalle assemblee d’istanza alle tante presentazioni che avevamo in programma di fare e che sono saltate. Ma anche senza pandemia, mastodon.bida resta comunque una comunitá che vive insieme soprattutto nella dimensione online.

In una comunitá online, soprattutto se incentrata sul rispetto e la protezione della privacy e dell’anonimato, entrano in gioco dei fattori che condizionano e modificano la pratica dell’autogestione. O meglio: modificano i livelli in cui questa autogestione si puó applicare. Ci saranno necessariamente una serie di componenti tecniche che non possono essere condivise liberamente con l’istanza, ad esempio gli accessi ai server o l’accesso all’interfaccia della moderazione.

Questo crea una disparitá di ruoli, e puó sembrare una contraddizione insanabile in un collettivo libertario. Ma non lo è per un collettivo “nerd”, quale anche siamo: i servizi autogestiti all’interno dei movimenti si basano sulla fiducia in chi gestisce questi servizi, e nel fatto che un numero limitato di persone, a sua volta parte di una rete “interna” di fiducia, ha accesso ai dati e alle informazioni sensibili degli utenti. L’unica cosa che possiamo fare è vivere in questa contraddizione e considerarne insieme i limiti.

Non vediamo molte alternative: o c’è privacy, o c’è trasparenza radicale. Bida nasce anche con l’obiettivo di tutelare privacy e anonimato, e siamo tutt’ora convintə di questa scelta. Anche perché pensiamo che la trasparenza radicale puó diventare facilmente sorveglianza totale, e non è questo quello che vogliamo.

Con questo non vogliamo peró dare un falso senso di sicurezza: la protezione della propria privacy non va mai delegata, e ogni utente è in questo responsabile di quello che posta sulla istanza e delle sue interazioni. Quando si sta su una piattaforma o un’infrastruttura digitale c’è necessariamente un fattore di fiducia, ma questa fiducia non dovrebbe mai essere totale. Possono capitare sempre errori e circostanze impreviste.

Quello che noi possiamo fare da qui in avanti per cercare di aumentare il livello di autogestione sull’istanza è cominiciare a condividere seriamente le conoscenze, stabilire canali e curare meglio il dialogo, tutelare spazi di critica e autocritica e renderci attraversabili come collettivo.

Prossimi passi sul lato tecnico

Un punto cruciale che da sempre contraddistingue la nostra comunità è la condivisione delle conoscenze. Questa diventa ancora più importante nell’ottica di arricchire e allargare il percorso già iniziato di costruzione di una federazione di istanze autogestite (autogestione.social). Per facilitare la creazione di nuove istanze organizzeremo un laboratorio su come avviare un’istanza mastodon da zero, partendo dalle basi e accessibile a chi non ha conoscenze tecniche.

Nei prossimi giorni l’ecosistema degli strumenti software free e open si arricchirà ulteriormente. Insieme a questo report inauguriamo anche un nuovo progetto del collettivo: l’istanza jitsi “videocitofono.bida.im”. Inoltre stiamo anche ragionando su un altro strumento da affiancare a mastodon, piu adatto a discussioni e approfondimenti. E ne seguiranno altri.

Piani per il presente e per il futuro

Il cuore di questo progetto sono le relazioni tra le persone che lo vivono e lo fanno vivere. Solo queste relazioni possono distruggere facebook e i social network del capitalismo della sorveglianza.

Vogliamo continuare a esplorare forme nuove per relazionarsi in rete, organizzarsi, discutere, confrontarsi;
Vogliamo mettere in discussione lo stare insieme in rete e i modi di autorganizzarsi e condividere;
Vogliamo sperimentare strumenti e scombinare poteri;
In altre parole: costruire comunità dal basso per creare mondi alternativi, virtuali e reali.