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Qualcosa da dire

Domenica 19 maggio 2020 dalle 12.00 @Vag61

Quarta assemblea generale d'istanza Mastodon.bida.im

Sono passati quasi 4 anni dall’ultima assemblea d’istanza. Potevamo fare peggio, ma abbiamo deciso di fare le persone serie. Il collettivo in questi anni è cambiato. Mastodon è cambiato. E anche il nostro approccio a questo strumento e cambiato.

La pandemia e i suoi strascichi hanno avuto un impatto innegabile sui social network e sul modo di intenderli e viverli.

Anche il fediverso non è più rivestito da quell’alone di mistero che lo contraddistingueva. Di conseguenza, non è più un piccolo rifugio per pochi attivistə e nerd ma un posto frequentato e conosciuto, a cui ultimamente anche le grandi multinazionali hanno iniziato a interessarsi.

In questi ultimi quattro anni sono arrivate altre istanze, altre invece hanno chiuso. Su Bida si sono iscritt piu’ di 20.000 utenti, abbiamo forkato Mastodon, sono passati sei anni dall’apertura e abbiamo la necessità di fare sia un bilancio, sia di capire come lavorare su quello che abbiamo visto (non) funzionare.

Domenica 19 maggio 2020 dalle 12.00, allo Spazio Libero Autogestito @Vag61 (in via Paolo Fabbri 110 a Bologna), pranzo di autofinanziamento con:

- Pasta fantasia tripudio di amido

a seguire assemblea con il seguente ODG provvisorio:

- modifiche alla policy

- capire come far si che l’istanza sia realmente un luogo dove sia possibile fare analisi. Come avviare discussioni costruttive? Come trasformare mastodon.bida in un luogo di reale confronto? Ragionare se può esistere qualcosa che possa essere introdotto lato software o lato procedura di moderazione per realizzarlo.

- contenuti, ci piacciono? Si? No? E se no vogliamo parlarne?

- Bida e’ l’istanza di Bologna, eppure i contenuti locali sono pochi, che fare?

- proposta di spostamento della moderazione su discourse in modo che sia un processo il piu’ possibile collettivo

- situazione cassa, autofinanziamento

- questioni tecniche, sviluppo Bastodon

- altro che vuoi tu: https://pad.riseup.net/p/quartaAssembleaMastodonBidaODG

L’evento sara’ un warmup di hackmeeting https://hackmeeting.org/hackit24/

Comunicato 28/04/2022

Che succede nel fediverso italofono? Un appello per la decentralizzazione

Ci risiamo. Ogni volta che l’attenzione pubblica su mastodon e il fediverso aumenta, ci ritroviamo nostro malgrado a subire attacchi ingiustificati dallə admin dell’istanza generalista mastodon.uno.

Mettiamo subito le cose in chiaro: noi non abbiamo nulla contro lə utenti dell’istanza mastodon.uno, con la quale, nonostante gli attacchi ricevuti, siamo da sempre rimastə federati. Non ci interessa giocare a chi ha l’istanza piú grossa. Siamo felici se le persone abbandonano i social network commerciali e si iscrivono a mastodon, anche se non scelgono la nostra istanza. Altrimenti a che servono la decentralizzazione e la federazione? Noi immaginiamo il fediverso come un’ecosistema variegato e interconnesso, in cui anime differenti possono coesistere e trovare nuovi spazi di scambio e confronto (politico, culturale, personale), libere da logiche competitive.

Ma non tuttə la pensano come noi. Sono almeno due anni che lə admin dell’istanza mastodon.uno portano avanti una campagna di denigrazione nei confronti di mastodon.bida.im e altre istanze a noi affini. Siamo regolarmente inseritə tra le “istanze problematiche” del sito mastodon.it, curato dallə admin di mastodon.uno. , e lL’account admin di mastodon.uno non perde occasione di sottolinearlo sul fediverso, all’interno di un’operazione che in inglese si chiama “cherry picking”: presentare dati isolati abilmente scelti per far sembrare la situazione molto peggiore di quanto sia. Quindi puntare tutto sul singolo fatto esasperandolo, “quella volta in cui un utente ha scritto X”, omettendo il contesto piú ampio in cui si esprime, il modo in cui le relazioni e le problematiche sono gestite e la frequenza con cui gli eventuali “incidenti” riportati si verificano. Così, finisce che non c’è piú differenza tra Gab, un’istanza alt-right isolata da tutto il fediverso, e Bida, un’istanza antifascista che intrattiene buoni rapporti con tutte le istanze italofone e internazionali.

Pensiamo che lə utenti del fediverso (attuali e potenziali) siano abbastanza intelligenti da discernere autonomamente quale sia l’istanza piú adatta a loro. La policy di Bida, e il suo posizionamento politico, sono molto chiari. Il fediverso non ha bisogno di cavalierə in armatura scintillante che avvisano lə ignarə utenti dei pericoli delle “istanze anarchiche”. Primo, perché questi “pericoli” che millantano non esistono. Secondo, perché chi arriva su Bida “per sbaglio” tipicamente lo capisce da solo.

Quindi, perché questi attacchi alla nostra istanza? Sarà forse che Bida è l’istanza italiofona più anziana e fino a poco tempo fa anche la più popolata e quindi collideva con l’autoproclamazione di “istanza/comunità mastodon italiana ufficiale”? Sarà forse che, come giá successo con Funkwhale, lə admin di mastodon.uno stanno portando avanti un’operazione di brandjacking? Cioè utilizzare il nome di un progetto (in questo caso Mastodon) per legittimarsi e accreditarsi agli occhi dellə utenti, come fossero i rappresentanti dello stesso? Sarà forse che vogliono la decentralizzazione, ma solo se c’è un capo?

A noi interessa promuovere l’autogestione nell’utilizzo di strumenti digitali per la comunicazione e l’organizzazione, per liberarci della dicotomia “fornitorə di servizi” / “utente”, per creare comunità aperte e solidali. Non siamo lə solə a pensarla così: altre istanze, italofone e non, si muovono in questa prospettiva, per la fioritura di una rete davvero decentralizzata e federata, per spazi digitali di prossimità.

Quindi vi rivolgiamo un appello, admin di mastodon.uno: basta attacchi strumentali contro Bida, basta black-list, basta cherry picking e accuse sull’istanza. Pratichiamo la decentralizzazione, non la competizione: che ognunə lavori per rendere la propria istanza accogliente e interessante per lə propriə utenti, senza gettare fango su altre istanze. Si può fare!

Il collettivo Bida

Comunicato 15/06/2021

Nasce un nuovo spazio di discussione

A tutte le creature prolisse del fediverso autogestito; allə compagnə acarə che ti ricordi Internet vent’anni fa era tutta un’altra storia; e anche a quellə non-acarə che “la GMAFIA non esiste”; a chi ha la FOMO, il FUMO e soprattutto la FAME di strumenti digitali liberi dal capitalismo delle piattaforme e della sorveglianza. Il collettivo Bida, insieme ad altrə hacktivistə, ha un importante annuncio: in questi mesi abbiamo approntato un’istanza discourse (leggi cos’è qui: https://www.discourse.org/about) per sperimentare nuovi cyberspazi autogestiti di confronto, di svago e di lotta.

L’istanza è raggiungibile qui: https://disc.bida.im

Per partecipare, cliccando sul pulsante “Iscriviti” in alto a destra nella homepage, ci sono al momento due opzioni:

  • utilizzare il proprio account bida (iscrizione automatica)
  • usare la propria email (invia una richiesta d’iscrizione che sarà approvata da un essere umano)

Ci immaginiamo questo strumento come un’aggiunta, ma anche un complemento, a un social come mastodon, che sia dedicato a discussioni più pesate, pensate e articolate. Uno strumento che permetta di approfondire e organizzare le discussioni, e orientarsi più facilmente tra di esse. Uno strumento simile ai vecchi forum e meno alle dinamiche da social a cui ci siamo abituatə negli ultimi anni. Uno spazio che abbiamo immaginato molto poco gamificato, nonostante il software metta a disposizione strumenti che permettano di avere stelline, cuoricini, likes. Qual è la differenza principale con Mastodon? Mastodon è centrato sull’utente, che “dice qualcosa” a una cerchia più o meno stretta di persone. Discourse è centrato sulle discussioni, che sono iniziate e portate avanti dallə utenti. Ovvero: Meno soliloquio e più dialogo, by design.

Al momento abbiamo immaginato solo tre categorie di partenza: “serio”, “faceto”, “nessuna delle due”. Ovviamente le espanderemo con il tempo, in base agli input di chi vorrà utilizzare questa istanza. Oltre alle categorie “statiche”, quelle impostabili dallə admin, è possibile usare i tag, per permettere una categorizzazione molto più orizzontale e DIY, oltre che più funzionale per le ricerche.

Vediamo questo progetto come un ulteriore esperimento di interazione digitale. Vi chiediamo quindi di approcciarvi a Discourse con un’attitudine aperta alla sperimentazione: ragioniamo assieme sulle modifiche all’interfaccia, testiamo modalità di discussione e confronto mediate da questo nuovo strumento. Soprattutto nel primo periodo ci saranno sicuramente cose che non funzioneranno bene. Discourse ha molte più opzioni di moderazione e di personalizzazione rispetto mastodon. Abbiamo fatto delle scelte provvisorie in questo senso, che potranno essere cambiate e migliorate nel tempo. 

Come sempre, si tratta di uno strumento collettivo e autogestito che funziona solo se tutte le persone che lo attraversano se ne prendono cura.

Comunicato 14/05/2021

Partecipazione e fiducia: riflessioni sul dibattito e gli incontri a tre anni dalla nascita dell'istanza

Con questo testo vorremmo continuare il percorso riavviato con la pubblicazione del report “Bida 3 anni dopo”, proseguito nei due incontri del 9 e del 23 aprile, e tramite conversazioni e osservazioni sull’istanza, le mailing list e i blog di utenti del fediverso autogestito.

Qui il pad con i report degli incontri.

Siamo molto felici di aver avuto la possibilità di conoscere alcunə utenti dell’istanza, i contributi sono stati tutti molto significativi e propositivi e in questi giorni ci siamo chieste appunto come proseguire insieme questo percorso. A partire da queste due assemblee abbiamo ragionato su alcuni punti che vorremmo condividere.

§ Partecipazione online

Siamo consapevoli del fatto che, a oggi, Bida rappresenti per moltə un punto di accesso al fediverso. Ci rendiamo conto che non tutti i territori possono permettersi un’istanza e che ci sono utenti che verosimilmente non avranno mai una “istanza” locale. Mastodon Bida è nata ancorata a un contesto locale, ma abbiamo visto come nel tempo è divenuta anche altro, accogliendo account da diverse latitudini. Nell’approccio di sperimentazione che ci contraddistingue, vorremmo provare a creare spazi di condivisione piú facilmente attraversabili anche da chi non vive a Bologna (e dintorni). Per questo abbiamo pensato di dare carattere di continuità ai due incontri del mese scorso con assemble periodiche online (ogni 3 mesi circa), per creare percorsi di conoscenza, collaborazione e fiducia. Questi incontri online non sostituiranno le assemblee di istanza in presenza ma saranno un’occasione aggiuntiva che ci consentirà spazi di confronto piu costanti, oltre il territorio di riferimento.

Stiamo anche ragionando su come supportare tecnicamente progetti e iniziative che nascono e si sviluppano all’interno dell’istanza (es. utilizzo dell’utente admin per boostare alcuni gruppi, presenza di bot che in qualche modo valorizzino alcuni contenuti con caratteristiche che dobbiamo immaginare).

§ Partecipazione offline

Aprirsi maggiormente a momenti di discussione virtuali e alla partecipazione trasversale non significa peró perdere la nostra vocazione territoriale. La nostra idea è sempre stata quella di un’istanza con radici locali, e questo aspetto resta fondamentale. Vorremmo riprendere le attività di diffusione di strumenti software autogestiti all’interno del movimento bolognese, interrottesi per la pandemia. Appena sará possibile farlo in sicurezza, ci piacerebbe ricominciare con presentazioni, workshop in presenza e collaborazioni con chinque avrà voglia di impegnarsi sul territorio a promuovere mastodon e il fediverso all’interno dei collettivi e degli spazi in città.

Oltre Bologna, cogliendo le proposte arrivate durante le assemblee, ci piacerebbe immaginare concretamente degli eventi di scala maggiore per valorizzare il fediverso, ad esempio un “fediverso day” (invitiamo tutte a trovare un nome meno terribile).

§ Anonimato, privacy e webcam

Sappiamo che la nostra richiesta di utilizzare una webcam durante le assemblee di aprile ha generato delle critiche, e non tuttə lə utenti si sono sentite a proprio agio con questa modalità. Ma una scelta differente avrebbe fatto sentire noi a disagio. Vogliamo ridurre le frizioni che si sono create, e crediamo che conoscersi sia la migliore strada da percorrere. Per noi “conoscersi” significa ricalcare il piú possibile le modalità della vita reale, e quindi vedersi.

Mastodon Bida protegge la privacy delle utenti e promuove l’anonimato in rete, ma il nostro progetto non vuole essere una comunità esclusivamente virtuale. Finché agiamo e ci confrontiamo come account su un’istanza possiamo essere anonime quanto vogliamo e nella misura in cui riusciamo: l’anonimato assoluto non è garantito da uno strumento come mastodon, come scriviamo nella policy. Ma il tipo di pratica politica che vogliamo portare avanti negli spazi che sono fuori dall’istanza richiede di incontrarsi e parlarsi come persone. Per questi motivi, proseguiremo anche in futuro con la prassi delle assemblee online con webcam, e chiediamo che questa scelta venga se non compresa almeno rispettata.

§ Nascita nuove istanze

Siamo venutə a conoscenza dell’imminente nascita di nuove istanze: non possiamo che esserne lietə. Aumentare le dimensioni del Fediverso è stato fin da subito uno dei propositi a cui teniamo di più . Per questo motivo ci rendiamo disponibili per facilitare la creazione di nuove istanze condividendo il più possibile quanto appreso dalla nostra esperienza.

§ Autogestione e fiducia

Sul rapporto tra autogestione e fiducia: la fiducia è la pietra angolare dell’autogestione e di qualunque pratica organizzativa che si dica liberata. Non ci troviamo in un contesto di “diritti” da “garantire” a dei fantomatici “cittadini dell’istanza”, come quello di “voto”. La vulgata della democrazia diretta non ci interessa. Non siamo populisti. Quello che ci interessa è la costruzione di una comunità dove la partecipazione e l’organizzazione siano fondati su meccanismi di fiducia.

§ Conclusione

E’ stato bello vedersi, conoscersi e sentire di poter costruire insieme, nonostante distanza e differenze, speriamo di poterlo continuare a fare.

Comunicato 25/03/2021

Bida 3 anni dopo

Introduzione:

A breve saranno tre anni dall’inizio della sperimentazione di questo strumento. Abbiamo pensato che fosse un buon momento per tracciare un bilancio dell’esperienza, sperando possa aiutare la riflessione collettiva e farci crescere insieme.

Questo testo vuole essere un bilancio del percorso ad oggi, ed è scritto da chi attualmente fa parte del collettivo.

Da dove siamo partitə e perché l’abbiamo fatto

Abbiamo ritenuto importante provare ad immaginare un social network alternativo in quanto commercializzazione, gamificazione e sorveglianza permeano la vita dei milioni persone che usano questi strumenti violandola. Credevamo e crediamo che un uso consapevole di questo tipo di strumenti, tuttavia, possa essere utile per condividere informazioni e provare a discuterle insieme.

Gli attori principali in questo campo sono multinazionali che con le loro piattaforme hanno affinato meccanismi che, fondandosi sulla psicologia cognitiva, spingono l’utente a una sempre maggiore permanenza al loro interno. Parallelamente, si è prodotto un accentramento delle informazioni, creando una sorta di bolla che fornisce tutte le informazioni di cui l’utente “ha bisogno” quotidianamente. L’algoritmo “presume” ciò che ci piace dalle nostre interazioni, riproponendolo continuamente.

Ci piaceva l’idea di provare a sperimentare l’uso di una piattaforma decentralizzata, in cui tentare una gestione differente del mezzo: condivisa tra admin e comunità, tra persone con competenze tecniche e non tecniche.

Siamo partitə con l’idea che fosse molto preoccupante il fatto che diverse realtà di movimento continuassero ad usare esclusivamente dei social network commerciali per la loro comunicazione, esponendo le proprie militanti a una vera e propria schedatura di massa, mentre venivano abbandonati blog e siti.

Per questo motivo ci siamo anche messə a disposizione per aiutare nella creazione di nuove istanze, e nell’apertura di siti/blog in cui condividere racconti e progetti, perché crediamo nelle piattaforme autogestite.

I social network commerciali hanno pesantemente modificato il modo in cui ci relazioniamo, per questo abbiamo provato a sperimentare mastodon in termini di ri-appropriazione , con l’idea di utilizzare strumenti che siano sotto il nostro controllo e il cui funzionamento possiamo decidere collettivamente.

Come l’abbiamo fatto

Dopo aver vagliato alcune piattaforme per social network “alternativi”, abbiamo deciso di puntare su mastodon.

Una delle cose che ci interessava di più fare, e per cui mastodon ci sembrava una buona scelta, era la possibilità di condividere informazioni. Il nostro obiettivo era quello di far vivere mastodon principalmente come uno spazio di “rimbalzo” verso altri Blog/Siti/Forum e non come un contenitore di contenuti.

Le funzionalità che abbiamo ritenuto cruciali per intraprendere questa strada erano:

Decentralizzazione e federazione
Accesso alle informazioni/notizie in modo anonimo
Aggregatore di notizie
Controllo dei contenuti a carico dell’utente
Identità multiple

E soprattutto ci premeva che si creasse una “Comunità oltre lo strumento”, nella convinzione che qualunque altra soluzione unicamente tecnica non possa essere davvero la soluzione: soluzioni parziali situate si trovano e costruiscono a partire e all’interno delle realtà/gruppi/esperienze e dai legami e dalle interazioni tra le persone che ne fanno parte.

Cosa è successo davvero

Non abbiamo attecchito nel movimento come avremmo voluto. Dopo 3 anni vediamo ancora tante, troppe persone che si affidano esclusivamente a social network commerciali per portare avanti le loro rivendicazioni, e in generale il capitalismo della sorveglianza continua a imperare in contesti politici che fanno dell’anticapitalismo una delle loro bandiere.

Al tempo stesso, si è creata una comunità incredibile di persone che hanno trovato in mastodon uno strumento di dialogo, crescita, scambio. Abbiamo capito che lə utenti avevano molta voglia di approfondire i contenuti che venivano condivisi sull’istanza: all’inizio volevamo creare uno spazio di “rimbalzo”, ma alla fine uno degli aspetti che è emerso maggiormente è stata la volontà di discutere della comunità. A questo proposito, ci siamo chieste spesso se lo strumento fosse davvero adeguato (es: limite di caratteri, difficoltà nel seguire i thread, problemi con la funzione di ricerca).

Ci sono anche state diverse discussioni, sia nel collettivo di gestione che tra la comunità, su quanto mastodon potesse effettivamente andare oltre le dinamiche nocive dei social network: la gamificazione, l’autocelebrazione del sé, il fomentamento dei leoni da tastiera. Così come abbiamo discusso di quanto alcune dinamiche “negative” siano in realtà inerenti ai gruppi di essere umani, chiedendoci quanto siano evitabili oppure no.

Siamo partiti con l’idea di gestire un’istanza locale di piccole dimensioni, legata al territorio, fin da subito invece Bida si è trovata a gestire grandi numeri ed è stata animata da soggettività scriventi da ogni dove. Fin da subito, nonostante le sue premesse, Bida non è mai stata veramente soltanto ’locale’, una contraddizione con cui l’istanza dovrà relazionarsi.

Lo sforzo è sempre stato quello di sollecitare la nascita di altre istanze autogestite e rinforzare il concetto di federazione, e infatti dal confronto con le altre istanze autogestite del fediverso è nato autogestione.social, un progetto ancora tutto da costruire, ma che ha trovato nuovo slancio nelle recenti assemblee che hanno riacceso il dibattito e il discorso interistanza.

Come ogni progetto di media/lunga durata, nell’arco di questi tre anni nuove persone sono entrate nel collettivo, mentre altre se ne sono allontanate. Questo ricambio fisiologico ci ha portato a un picco di massima partecipazione di 7 persone per tornare adesso a 5, con una formazione in parte diversa rispetto alle facce che avete visto alla presentazione “ufficiale” che ci fu in occasione dell’Hackmeeting 0x15 a Genova.

Cosa è andato bene

Mastodon ha contribuito ad accorciare le distanze tra le persone, e si è rivelato essere un utile strumento di conoscenza e condivisione.

A partire da questo, mastodon ha fatto anche da catalizzatore per la creazione di ulteriori momenti di scambio. Sono stati organizzati incontri online e offline interamente autogestiti dalla comunità: dai gruppi di discussione tematici al campeggio.

Sono anche state intraprese importanti azioni politiche, come nel caso della campagna #isolatebyoblu, nata anche qui come un progetto interistanza completamente autogestito, o come Mastodon.Help, la miglior guida introduttiva a mastodon, nata sull’istanza dalla prossimità e dalla conoscenza di persone che hanno collaborato insieme per rendere il fediverso piu autonomo e consapevole.

Dopo Bida, altre istanze autogestite sono state aperte nel Fediverso, anche andando oltre lo strumento mastodon. Oggi contiamo almeno cinque istanze autogestite e non commerciali su fediverso in lingua italiana : mastodon.bida, mastodon.cisti, nebbia.fail, stereodon.social e sociale.network.

Parlare di Bida negli spazi e negli eventi autogestiti è stata anche un’occasione per portare avanti un discorso sull’uso critico delle tecnologie digitali in contesti diversi dai “soliti giri nerd”.

Le assemblee di istanza sono per noi state dei momenti importantissimi: si è sempre creato un clima di discussione aperto e costruttivo, e hanno arricchito notevolmente l’evolversi del progetto.

Cosa è andato male

Abbiamo affrontanto varie vicissitudini più o meno complicate, e ci rendiamo conto che nel gestirle abbiamo commesso anche degli errori, di cui ci assumiamo le responsabilità. Da marzo 2020 a oggi ci sono stati periodi di tensione che hanno impedito spesso un confronto costruttivo, sia all’interno del collettivo, che con la comunità.

Non potersi vedere e confrontare serenamente, sia in momenti formali che informali, non poter fare assemblee dal vivo a causa della pandemia, hanno senz’altro esasperato situazioni e criticità che in altri tempi sarebbero state affrontate in modi più efficaci per tutte e tutti.

In alcuni casi Mastodon non si è rivelato lo strumento più adatto alla discussione, ed è per questo che stiamo valutando la sperimentazione di un altro strumento complementare da affiancare a mastodon, piu adatto per discussioni e approfondimenti.

Abbiamo lanciato una riflessione sulle relazioni online di cui abbiamo avuto modo di parlare in una bellissima assemblea d’istanza (Febbraio 2020), ma poi per alcune conflittualità emerse all’interno del collettivo non abbiamo seguito e curato i processi e le riflessioni raccolte invece, e per fortuna, da molte persone e portati avanti nelle liste messe a disposizione: in qualche modo abbiamo respinto la partecipazione che era arrivata, attenta e calorosa. C’è stato un Bida Camp addirittura, esperienza che avremmo voluto sostenere e valorizzare di piu.

Da un lato, vedere la comunità che si auto-organizza e prende iniziativa senza di te è certamente un successo per un progetto autogestito. Dall’altro, ci rendiamo conto che nell’ultimo anno non siamo stati davvero in grado di favorire e relazionarci con la partecipazione. Pensiamo che la cura sia una dimensione importante che avremmo dovuto seguire di più: all’interno del collettivo e all’interno della comunità.

“Dinamiche da social”?

L’istanza è stata teatro di diversi episodi di “trollaggio”:

Alcune caratteristiche di Mastodon non sono molto diverse da quelle di twitter, in particolare quelle che rendono difficile riconoscere e arginare interazioni provocatorie, irritanti, col solo fine di disturbare e fomentare gli animi.

Questo è un argomento che vogliamo approfondire. Ci stiamo interrogando su cosa si intenda per “troll” e “trollaggio”: non abbiamo ancora delle risposte ma intanto ci tenevamo a citare questo punto nel report.

Abbiamo capito che tuttə abbiamo un piccolo troll dentro di noi, il problema è cosa succede quando il troll prende il sopravvento.

Come abbiamo imparato dal film “Troll Hunter”, i troll diventano di pietra di fronte alla luce: in che modo illuminare i troll nel momento del trollaggio, rendendoli consapevoli della situazione e quindi interrompendola? Ma anche: come riconocere un troll? E come relazionarsi col troll una volta riconosciuto?

Moderazione

Sapevamo non sarebbe stato semplice, ma gestire la moderazione è stato molto più complesso del previsto. Nel dover applicare la policy sono emerse una grande quantità di variazioni e interpretazioni non sempre facili da gestire. In alcuni casi si sono palesate delle differenze d’approccio tra i membri del collettivo che si sono rivelate paralizzanti. Questo ci ha portato a infiniti ritardi nella gestione dei rapporti di moderazione, solo in parte colmati nelle questioni più urgenti.

L’aver stimolato un dibattito sulle relazioni e la necessità di una comunità consapevole, che non deleghi alle e agli admin la policy, ha portato poi all’effetto-paradosso per cui parte della comunità ha lamentato una sorta di ‘moralizzazione dell’ambiente’. Si sono create fazioni tra lə utenti più attivi, è venuta meno la fiducia su diversi fronti, si sono scoperchiate contraddizioni in un momento già particolarmente teso per tutte e tutti, che hanno amplificato una cattiva comunicazione digitale.

Nella comunità sono emerse due necessità: da una parte quella di promuovere una comunicazione inclusiva, dall’altra quella di non creare un ambiente completamente sterilizzato dalla contraddizione e dal conflitto. Questa tensione non è stata risolta e probabilmente non sarà mai completamente risolvibile, ma dobbiamo impegnarci affinché si sviluppi in senso costruttivo e non distruttivo.

Su queste criticità legate alla moderazione ha influito negativamente anche l’impossibilità di avere assemblee d’istanza nell’ultimo anno, e la difficoltà di trovare metodi alternativi per discutere con la comunità.

Ci chiediamo anche: in che modo favorire il coinvolgimento della comunitá nel mantenere l’istanza un luogo accogliente, senza che le iniziative singole vengano percepite come “moralizzatrici”?

Privacy, anonimato e servizi autogestiti

Un altro nodo importante che abbiamo dovuto affrontare riguarda i limiti dell’autogestione in una comunitá online. Iniziamo con il dire che l’ultimo anno (speriamo) è stato anomalo: senza pandemia avremmo organizzato piú momenti pubblici di incontro, dalle assemblee d’istanza alle tante presentazioni che avevamo in programma di fare e che sono saltate. Ma anche senza pandemia, mastodon.bida resta comunque una comunitá che vive insieme soprattutto nella dimensione online.

In una comunitá online, soprattutto se incentrata sul rispetto e la protezione della privacy e dell’anonimato, entrano in gioco dei fattori che condizionano e modificano la pratica dell’autogestione. O meglio: modificano i livelli in cui questa autogestione si puó applicare. Ci saranno necessariamente una serie di componenti tecniche che non possono essere condivise liberamente con l’istanza, ad esempio gli accessi ai server o l’accesso all’interfaccia della moderazione.

Questo crea una disparitá di ruoli, e puó sembrare una contraddizione insanabile in un collettivo libertario. Ma non lo è per un collettivo “nerd”, quale anche siamo: i servizi autogestiti all’interno dei movimenti si basano sulla fiducia in chi gestisce questi servizi, e nel fatto che un numero limitato di persone, a sua volta parte di una rete “interna” di fiducia, ha accesso ai dati e alle informazioni sensibili degli utenti. L’unica cosa che possiamo fare è vivere in questa contraddizione e considerarne insieme i limiti.

Non vediamo molte alternative: o c’è privacy, o c’è trasparenza radicale. Bida nasce anche con l’obiettivo di tutelare privacy e anonimato, e siamo tutt’ora convintə di questa scelta. Anche perché pensiamo che la trasparenza radicale puó diventare facilmente sorveglianza totale, e non è questo quello che vogliamo.

Con questo non vogliamo peró dare un falso senso di sicurezza: la protezione della propria privacy non va mai delegata, e ogni utente è in questo responsabile di quello che posta sulla istanza e delle sue interazioni. Quando si sta su una piattaforma o un’infrastruttura digitale c’è necessariamente un fattore di fiducia, ma questa fiducia non dovrebbe mai essere totale. Possono capitare sempre errori e circostanze impreviste.

Quello che noi possiamo fare da qui in avanti per cercare di aumentare il livello di autogestione sull’istanza è cominiciare a condividere seriamente le conoscenze, stabilire canali e curare meglio il dialogo, tutelare spazi di critica e autocritica e renderci attraversabili come collettivo.

Prossimi passi sul lato tecnico

Un punto cruciale che da sempre contraddistingue la nostra comunità è la condivisione delle conoscenze. Questa diventa ancora più importante nell’ottica di arricchire e allargare il percorso già iniziato di costruzione di una federazione di istanze autogestite (autogestione.social). Per facilitare la creazione di nuove istanze organizzeremo un laboratorio su come avviare un’istanza mastodon da zero, partendo dalle basi e accessibile a chi non ha conoscenze tecniche.

Nei prossimi giorni l’ecosistema degli strumenti software free e open si arricchirà ulteriormente. Insieme a questo report inauguriamo anche un nuovo progetto del collettivo: l’istanza jitsi “videocitofono.bida.im”. Inoltre stiamo anche ragionando su un altro strumento da affiancare a mastodon, piu adatto a discussioni e approfondimenti. E ne seguiranno altri.

Piani per il presente e per il futuro

Il cuore di questo progetto sono le relazioni tra le persone che lo vivono e lo fanno vivere. Solo queste relazioni possono distruggere facebook e i social network del capitalismo della sorveglianza.

Vogliamo continuare a esplorare forme nuove per relazionarsi in rete, organizzarsi, discutere, confrontarsi;
Vogliamo mettere in discussione lo stare insieme in rete e i modi di autorganizzarsi e condividere;
Vogliamo sperimentare strumenti e scombinare poteri;
In altre parole: costruire comunità dal basso per creare mondi alternativi, virtuali e reali.

Comunicato 24/03/2021

Un nuovo servizio, ecco a voi Videocitofono.bida.im

Il collettivo Bida è lieto di annunciare l’arrivo di nuovo servizio: videocitofono.bida.im. La nostra soluzione è un server Jitsi usato solo da voi. Abbiamo configurato una macchina “super carrozzata” da avviare a richiesta del collettivo, circolo, spazio sociale, gruppo che ne ha bisogno. Una macchina del movimento, pensata per il movimento. Un server fuori dai canali commerciali, perche’ per capirsi è importante guardarsi negli occhi anche se usiamo lo schermo di un computer.

Abbiamo già fatto degli stress test molto incoraggianti, ma oggi ci sarà il primo utilizzo ufficiale della piattaforma.

Alle 21 il Gruppo di Ricerca Pandemico presenterà il libro “Anarchia contro il virus” (ed. Zero in condotta).

Aspettiamo nuovi eventi, per prenotare un’assemblea o una presentazione scrivere a info@bida.im

Comunicato 21/12/2020

Un'infografica sul processo di moderazione

Negli ultimi mesi abbiamo cercato di rendere piú chiari i processi e le riflessioni che guidano le scelte del collettivo nell’ambito della moderazione. Abbiamo creato questa infografica per condividere con l’istanza il risultato del nostro ragionamento.

Per la versione stampabile, vedi qui.
Per la versione testuale, vedi qui.

Terza assemblea generale dell'istanza mastodon.bida.im

Across the Fediverse

ASSEMBLEA DI ISTANZA 09/02/2020

Era solo due anni fa: la comunicazione antagonista e libertaria passava quasi tutta da Facebook, i vecchi siti e blog erano chiusi o abbandonati, non esisteva in rete un ambito trasversale in cui chi si ostina a lottare per una società senza gerarchie, sopraffazione e miseria potesse discutere, confrontare le proprie idee, mettere in gioco le proprie proposte.

C’è sicuramente chi ancora deve accorgersene, ma in una manciata di mesi è cambiato tutto. Da una parte, è cresciuta la consapevolezza che delle grandi piattaforme commerciali c’è poco da fidarsi, che sia stato un errore affidare prioritariamente la propria comunicazione a un privato, cedendo il potere di decidere cosa è lecito pubblicare e cosa no, sottomettendosi al contempo a una raccolta dati ormai spregiudicata - qualcuno ha provato di recente a gestire una pagina di successo senza dover cedere il proprio numero di cellulare?

Dall’altra, il nuovo web federato, libero e aperto sta prendendo piede. Noi iniziammo nel 2018 con un servizio di microblogging basato sul software Mastodon (“aprendo un’instanza”, più correttamente), altri ne sono stati aperti da hacktivist* di Jesi, Torino e Milano, mentre c’è chi ha scelto software differenti per design e funzioni, come Pixelfed e Friendica, comunque interoperabili con Mastodon: ci si può seguire e rilanciare a vicenda pur iscrivendosi a piattaforme diverse, perché alla base c’è un protocollo di comunicazione condiviso, chiamato ActivityPub. Oggi questi nodi in lingua italiana contano complessivamente migliaia di utenti attiv*, vanno radicandosi nel proprio territorio, diffondendosi come strumenti per la comunicazione dal basso. Anche collettivi, scrittrici e scrittori, artist* con un lungo trascorso sulle piattaforme commerciali hanno accettato la sfida di ricominciare su un terreno nuovo, certo più faticoso, ma libero, senza padroni, senza profitto per nessuno.

Al contempo sono pure spuntate le prime istanze commerciali o comunque mainstream: fatto certo meno affascinante, ma che mostra come anche oltre il mondo dell’autogestione stia crescendo l’interesse verso il Fediverso (così si chiama l’insieme di tutte le piattaforme che usano ActivityPub).

In questo contesto in rapido mutamento, desideriamo tornare a confrontarci e riflettere vis-a-vis con le/gli utenti della nostra istanza per discutere delle regole di convivenza, delle prospettive del progetto e per ragionare più in generale su come migliorare la qualità delle nostre interazioni in rete. Invitiamo a partecipare anche chi, a Bologna, finora ci ha guardato da lontano: non è mai troppo tardi per accettare la sfida di costruire un’alternativa dal basso!

Domenica 9 febbraio 2020 dalle 12.00, al circolo anarchico Berneri (in piazza di porta Santo Stefano 1 a Bologna), pranzo di autofinanziamento con:

  • Rete di relazioni in crema di autogestione
  • Polpettine di bot al radicchio indipendente
  • Piatto veg: Paella “all’Haggis” con curry
  • Dolce: kaos croccante con gocce di anonimato

Bozza OdG:

  1. Situazione di cassa, autofinanziamento
  2. Community: dinamiche, relazioni, moderazione
    riflessioni a partire dal PAD aperto nei mesi scorsi
  3. Modifiche alla policy:
    • 3.1 circoscrivere le lingue ammesse sull’istanza
    • 3.2 creare una policy per i bot
    • 3.3 divieto di flood
    • 3.4 gestione contenuti #nsfw, questione violazione intimità
    • 3.5 gestione situazioni di sofferenza psicologica
  4. Relazioni esterne:
    • 4.1 Progetto Mastodon Startpage, policy di base condivisa con altre istanze antifa mastodon e pixelfed
    • 4.2 Relazione parecipazione di Bida a FOSSDEM e OFFDEM
    • 4.3 Bida fuori da sé: due anni di presentazioni, incontri, laboratori
    • 4.4 policy sull’uso dati
    • 4.5 rapporto con mastodon.uno e la pagina mastodon.it
  5. Questioni tecniche e di sviluppo:
    • 5.1 eventi
    • 5.2 welcome bot (rimasto a metà)
    • 5.3 annunci admin, reaction
    • 5.4 wishlist tool moderazione, altro

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Comunicato 18/10/2019

Facebook vs. Rojava, spiegata bene (e cosa possiamo fare noi)

Prosegue a spron battente la caccia grossa dei moderatori di Facebook alle pagine e agli utenti che sostengono la Resistenza della Siria del Nord attaccata da Erdogan. In due giorni a sparire dal social network sono stati sia i profili di diversi siti di controinformazione di movimento sia quelli di molteplici collettivi e centri sociali. Tutto ciò è odioso e ribadiamo la nostra solidarietà alle realtà colpite, ma crediamo che in senso stretto sia fuorviante parlare di censura, termine che indica il controllo di poteri statali o religiosi nel confronto di quanto si può scrivere, rappresentare, mettere in scena. Facebook non è stato né chiesa, è una colossale multinazionale che possiede i contenuti pubblicati sulla sua piattaforma, come scritto nei termini d’uso che si accettano a ogni iscrizione.

Quali meccanismi portano alla sospensione di un profilo? L’insieme degli algoritmi che monitorano le attività sul social network svolge la gran parte del lavoro segnalando i contenuti da controllare ai moderatori, precari alle dipendenze di società terze a cui Facebook esternalizza. Una recente inchiesta giornalistica ha documentato le terribili condizioni in cui lavorano queste persone. I criteri che guidano la moderazione sono discrezionali e opachi, quel che è certo è che il fine ultimo è la difesa degli interessi economici della casa madre. L’affare è la produzione, analisi e vendita di dati sugli utenti attraverso la profilazione delle loro attività sulla sua piattaforma e quelle a essa collegate (Instagram, WhatsApp). La Turchia ha 80 milioni di abitanti: se su un piatto della bilancia c’è il rischio di perdere presa su un mercato simile, e dall’altro la libertà di espressione, è facile predire da che parte penda l’ago in casa Zuckerberg.

A tutto ciò esiste un’alternativa concreta: riappropriarsi dei mezzi di comunicazione e partire per l’esplorazione del Fediverso. È una galassia di social network basati su nodi decentrati e federati tra loro, popolati da milioni di persone: comunità in cui è possibile dotarsi di proprie regole. Ce ne è per tutti i gusti, mirate alle foto, alla musica, alla scrittura. Quella più famosa è Mastodon, una piattaforma di microblogging rilasciata come software libero. Con oltre 5.200 utenti e decine di nuovi iscritti ogni giorno, il nodo gestito dal collettivo Bida, mastodon.bida.im, è l’istanza di lingua italiana più numerosa: una comunità vivace ma consapevole le cui regole sono state decise da chi partecipa e che sperimenta quotidianamente una comunicazione autonoma. Il metodo è il contenuto: la comunicazione delle lotte, la libera espressione del dissenso, sono più forti se diffuse con mezzi autogestiti e federati rispetto all’utilizzo dei “megafoni” di una società multinazionale for-profit. Non abbiamo intenzione di chiuderci in un recinto di iniziati e siamo consci di essere davanti a una sfida enorme, che richiederà un grande sforzo collettivo di organizzazione, condivisione di saperi e diffusione di pratiche per essere portata a termine. Ma la strada è tracciata e non ci fermeremo.

W la Rivoluzione del Rojava, W la Resistenza!

Comunicato 14/10/2019

Qualcuno ha detto 'ERDOGAN ASSASSINO?' Come battere la censura riprendendoci il controllo dei media

Da alcuni giorni si susseguono segnalazioni di episodi in cui Facebook e Instagram, entrambe piattaforme di proprietà della californiana Facebook, Inc., cancellano post ed eliminano profili contestando “violazioni alle regole della community” in relazione alle attività di informazione sull’attacco turco alla Siria del Nord e sulle proteste in moltissime città del mondo. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a chi è stato colpito da questi episodi di censura, ma non possiamo che constatare come casi di questo genere accadano con sempre maggiore frequenza.

Ci sembra grave continuare a delegare prioritariamente la comunicazione antagonista e libertaria a una multinazionale che, detenendo oltre tre quarti del mercato sia dei social network sia dei sistemi di messaggistica istantanea, può con enorme e incontrastata disrezionalità determinare quali informazioni possano circolare e quali no. È urgente che le realtà dell’autogestione e dell’autorganizzione tornino a investire su strumenti di comunicazione indipendenti e di cui avere pieno controllo, non solo riversandovi i propri contenuti ma anche invitando attivamente all’esodo le persone a loro vicine.

La Resistenza al dominio del capitale sulla comunicazione pubblica esiste e prospera. Si chiama Fediverso, è una galassia di piattaforme, tecnologie e nodi in continua espansione, con milioni di iscritti a livello mondiale, dove esistono valide alternative ai servizi commerciali. Ci sono PixelFed per la condivisione di foto, Peertube per i video, Funkwhale per la musica, Write Freely per la scrittura e diverse altre, tutte sono unite dalla condivisione dei medesimi standard e quindi dalla piena interoperabilità: vuol dire che un iscritto a Funkwhale, senza uscire dalla propria piattaforma, può interagire con chi ha pubblicato una testo su Write Freely e così via. A essere capillarmente diffusa nel fediverso è anche l’avversione per contenuti fascisti, razzisti, sessisti e discriminatori.

Come Collettivo Bida, come molti sapranno, abbiamo aperto da oltre un anno un nodo (o più propriamente, un’instanza) sulla piattaforma di microblogging “Mastodon”. Oggi con oltre 5000 utenti di cui 1200 attivi siamo tra le istanze mastodon più grandi in Europa, mentre altre ne sono nate a Jesi, Torino e Milano. In più di un caso il fediverso si è rilevato uno strumento importante per far circolare informazioni su emergenze e mobilitazioni urgenti e ogni giorno è animato da una community in lingua italiana vivace e consapevole.

Ci mettiamo a disposizione come megafono per la Resistenza della Siria del Nord e per tutte le lotte, ma abbiamo bisogno della collaborazione di tutte e tutti. Servono più contenuti su piattaforme autogestite, serve la nascita di molte altre istanze, soprattutto l’esistenza di questi strumenti deve diventare nota anche a chi è meno vicino a collettivi e spazi sociali. Solo con un grande sforzo collettivo di organizzazione, condivisione di saperi e promozione riusciremo a riprendere il controllo della nostra comunicazione. Mancare questo obiettivo è un rischio troppo grande per il futuro di tutte e tutti.

W la Rivoluzione del Rojava, W la Resistenza!

Seconda assemblea generale dell'istanza mastodon.bida.im

A che punto siamo con le reti sociali del prossimo decennio?

Internet non è mai stata solo la miniera di dati di gigantesche multinazionali e lo specchio di atomizzazione e narcisismo. È, dalla nascita, terreno di resistenza politica, sociale, culturale.

Da oltre un anno in Italia è di nuovo possibile comunicare su piattaforme libere, autogestite, sottratte alla censura di governi e corporation. Nuove piattaforme, adottando standard liberi e condivisi, permettono di produrre e diffondere dal basso tutti i contenuti che ci siamo abituati a regalare a Google, Facebook e compagnia malvagia: si chiama Fediverso, e ha buone chance di essere la forma che prenderà la rete nel prossimo decennio. Dalle nostre parti questa rivoluzione è partita da Mastodon, il software di micro-blogging (simile a twitter) che permette di fare girare attualmente cinque nodi (istanze) aperte dai vostri amichevoli hacker di quartiere e attorno alle quali si è formata una community di migliaia di persone.

Quello bolognese, aperto da noi, il collettivo Bida, ha già 13 mesi di vita e continua a crescere. Come sempre, quando si cresce, c’è bisogno di interrogarsi e fare delle scelte: su come gestire la comunità, su come avanzare tecnologicamente, su come strappare nuove compagne e compagni al lato oscuro. Per tutto questo, ci vediamo per una nuova assemblea generale di istanza, domenica 14 luglio (data adatta alle rivoluzioni) alle 13.00 al circolo anarchico “C. Berneri”, per pranzo e discussione aperti sia a chi già partecipa attivamente alla comunità sia a chi vuole cogliere l’occasione per conoscerci e conoscersi.

Dalle 13.00, pranzo di autofinanziamento (e inizio dell’assemblea) con:

  • Spaghetti con le cozze
  • Insalata di riso

OdG:

  • a) andamento della community e criticità emerse sulla policy
  • b) stato di cassa, strategie di finanziamento e promozione
  • c) necessità di radicarsi a Bologna
  • d) proposta di policy condivisa tra istanze italiane, migrazione verso altre istanze
  • e) tech: strategia e pianificazione dello sviluppo
  • f) varie ed eventuali

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Comunicato 17/11/2018

Convocazione Assemblea dell'istanza mastodon.bida.im - Sabato 8 dicembre 2018

Proseguiamo con il percorso di riappriopriazione degli strumenti e piattaforme informatiche organizzando questa prima assemblea di instanza. L’assemblea e’ aperta a: tutt* gli/le iscritt*, alle persone del fediverso che interagiscono con mastodon.bida.im, a chi e’ interessat* alla creazione e promozione di nuove istanze di piattaforme di social network basate su software libero con lo scopo di creare una federazione di istanze in lingua italiana capace di coprire il territorio. Dall’apertura, avvenuta a giugno di questo anno, l’istanza mastodon.bida.im ha raggiunto il numero di circa 1500 iscritt*. Autogestione, condivisione di informazioni, discussioni, hanno caratterizzato positivamente questi mesi di sperimentazione in un percorso di riappropriazione degli spazi digitali. Vorremmo fare un passo ulteriore. Creare una comunità reale. Non solo virtuale. In questi mesi abbiamo potuto verificare come è possibile poter autogestire assieme un social network. Quello che vorremmo capire è se sia possibile fare un passo uteriore, riportare il virtuale nel reale. Capire cosa possiamo costruire assieme. Cosa dovremmo correggere. Se stiamo andando nella giusta direzione. E capire quanto uno strumento del genere potrebbe essere utile per il movimento. Con questa assemblea avvieremo anche la raccolta di fondi per le spese vive del server.

Ore 11:00 accoglienza al Circolo Anarchico Camillo Berneri Bologna Ore 11:30 scambio di pareri sull’istanza con creazione dei punti per l’assemblea, stato del server, stato costi, stato delle altre istanza nel fediverso, situazione del collettivo Bida Ore 13:00 pranzo di finanziamento (a offerta libera sostenitrice!) Ore 14:00 assemblea di nodo fino alle 17:00

Abbiamo immaginato questa scaletta per permettere la maggiore partecipazione possibile. In caso di partecipazione e’ necessario avvisare all’indirizzo mastodon[chiocciolina]bida.im

Comunicato 01/10/2018

Facebook compromesso? Esploriamo il Fediverso

Ci risiamo. Facebook, un’azienda che vale più di 500 miliardi di dollari, non è stata capace di difendere i dati dei propri utenti. Qualche giorno fa siamo venuti a conoscenza dell’attacco subito. L’unica novità è che per la prima volta siamo stati avvisati. Sì, perché se non ci fosse stato il GDPR e la minaccia di servere sanzioni economiche, probabilmente non lo avremmo neanche saputo. Tuttavia non conosciamo ancora nello specifico quali dati siano stati sottratti, da chi sia stato effettuato l’attacco e da dove sia partito. Forse qualcuno starà ora usando i dati biometrici degli account compromessi, o magari pubblicherà le nostre conversazioni riservate in qualche database. Non sappiamo che fine faranno quei dati e probabilmente non lo sapremo mai. Però qualcosa la sappiamo. Sappiamo che facebook profila qualsiasi nostra attività e costringe gli utenti ad associare la propria identità all’account della piattaforma, con gravi ripercussioni per la privacy di ciascuno. Facebook ha anzi, negli anni, adottato varie “contromisure” per contrastare le tattiche di autodifesa digitale, volte a mitigare l’invasione della propria sfera privata da parte di questa multinazionale: un utente non è più libero di creare alter-ego virtuali, pena la cancellazione dalla piattaforma. Anche per questo motivo abbiamo creato un’instanza Mastodon. Un’instanza in cui un utente può creare tutte le identità virtuali che vuole senza bisogno di fornire numeri di cellulare o carte di identità. Un nodo in cui la privacy viene fortemente rispettata. Un’isola nella rete in cui gli indirizzi IP degli utenti non vengono registrati. Per questo motivo, continuiamo a dire che l’unica soluzione è cancellare i propri account su facebook e scoprire i social network decentralizzati, esplorando il Fediverso.

Un’alternativa ai social network commerciali è possibile, oggi. Join Mastodon!

Comunicato 11/09/2018

Facebook censura? Mandatelo a quel paese, venite su Mastodon

Non abbiamo ancora visto il film su Cucchi (rimedieremo al più presto) ma intanto ne abbiamo visto un altro, bruttino, un po’ banale. I buoni erano ragazzi arrabbiati contro le violenze degli uomini di stato, i cattivi le solite multinazionali senza scrupoli. La trama: esce al Cinema “Sulla mia pelle”, il film di Alessio Cremonini con Alessandro Borghi e Jasmine Trinca che racconta la vicenda di Stefano Cucchi, morto trentenne nell’ottobre 2009 dopo un pestaggio dei Carabinieri. A distribuirlo nelle sale è Lucky Red, uno dei principali player del mercato italiano. Contemporaneamente, va sul catalogo di Netflix. Spazi sociali e realtà associative, in molte città, decidono di proiettarlo pubblicamente e gratuitamente, perché quella terribile storia di ferocia in divisa raggiunga più persone possibile. Quasi tutte hanno adottato Facebook tra i canali su cui promuovere le proiezioni. Lucky Red dice a Facebook: ehi guarda, il copyright di quella roba è mio. E Facebook cancella eventi e messaggi dalla propria piattaforma. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, esprime dispiacere e amarezza per la cancellazione. Una trama banale, abbiamo detto, perché è tutto scontato. Una delle più grandi corporation mondiali, che di mestiere lucra su parole e immagini dei suoi utenti, protegge i profitti di alti ricconi, oligopolisti del lucroso mercato della distribuzione cinematografica, senza badare minimamente al sodo della questione, che ricordiamo è sempre un uomo ucciso dai carabinieri. Beh, che altro ci si dovrebbe aspettare da Facebook? Serve a poco sdegnarsi e invocare la libertà di espressione, Facebook è un privato e di quel che ci si carica fa quello stracavolo che gli pare. Quello che invece serve è mandarlo a quel paese, smettere di usarlo per promuovere iniziative dal basso e in generele smettere di perderci tempo. Serve e si può, perché l’alternativa c’è. Esiste la tecnologia per creare un social network libero dalle logiche del profitto e rispettoso dei propri utenti. Si chiama Mastodon, è software libero. Ed esistono migliaia di server, liberamente federati tra di loro, non assoggettati alla schiavitù del copyright né al business predatorio dei dati. Noi siamo Bida, un collettivo di attivisti e hacktiviste attivo a Bologna, e il 13 giugno abbiamo aperto a tutti un nodo (istanza) mastodon che mira a preservare tutti i buoni insegnamenti dell’esperienza di Indymedia, che lo scorso decennio ha fatto la storia della comunicazione libera e autonoma. Per iscriversi non vogliamo nessun dato, basta una mail e basta non essere fascisti, sessisti o razzisti. L’indirizzo è http://mastodon.bida.im. Qui c’è il nostro manifesto, che spiega a fondo la filosofia del progetto: https://mastodon.bida.im/about/more. Durante questa estate si sono iscritte oltre mille persone e si è formata una community vivace, che fa controinformazione e discute in maniera costruttiva e rispettosa degli argomenti più svariati, dai più seri ai più futili. Di fake news, intolleranza, atteggiamenti offensivi o denigratori non c’è mai stata nessuna traccia. Insomma, si sta benissimo. La quotidiana riappropriazione degli spazi digitali è la migliore arma per combattere le idee di odio, la manipolazione delle informazioni, la profilazione invasiva. E’ tempo per chi ha a cuore la libertà di abbandonare Facebook e aprire un account su un’istanza Mastodon, o se ne ha le conoscenze, di dar vita a un nuovo nodo. La storia insegna che chi censura è destinato a soccombere.